Ricorre oggi il primo centenario della provincia italiana dehoniana nata il 2 dicembre del 1920.
Pubblichiamo la lettera congiunta dei due padri superiori provinciali in Italia, padre Renzo Brena (ITS) e padre Ciro Moschetta (ITM).
Cari confratelli,
in questi giorni di dicembre per tutti i dehoniani italiani la cronaca si fa storia centenaria.
Una storia che si veste di povertà, stando alle quattro consunte e scolorite paginette di quaderno che
raccolgono il primo verbale della neonata Provincia Italica, giusto cento anni fa il 2 dicembre.
Quel Verbale, accuratamente custodito nel deposito della Segreteria provinciale di Bologna, in
attesa di passare all’Archivio storico della Biblioteca Dehoniana “Padre Capelli”, non ci trasmette
graficamente nessuna data precisa del giorno né del luogo in cui fu tenuta quella “adunanza” (sic) che
decise la nascita della Provincia Italica.
Il prezioso documento, tuttavia, indicato genericamente Anno 1920, riporta il testo del
telegramma a Padre Dehon, Rue Eugène Cattoir 18 Ixelles – Bruxelles: “Consiglio provinciale
italiano riunito prima adunanza umilia filiale omaggio formulando voti migliori conservazione
vostra prosperità Congregazione. Gasparri”. Il verbalista ci informa che, nel suo bellissimo
“discorsino”, il neo Provinciale rende grazie «al Divin Cuore per la creazione della diletta Provincia
raccomandando in modo speciale l’unione e la carità». Creazione avvenuta, precisiamo, per il
distacco del “gruppo italiano” dalla Provincia Franco-Belga.
A quel primo consiglio erano presenti i consiglieri p. Duborgel, Assistant, i pp. Santulli, Hames
e Palladino, tutti destinati a quei compiti dal Conseil central tenu à Bruxelles le 5 novembre 1920,
Membres présents: le T.R.P. Général, le R. P. Philippe, Assistant, les P.P. Kusters et Gengler
conseilleurs, le P. Pierre Bertrand Secrétaire.
Un precedente consiglio generale, o centrale, del lunedì 27 settembre 1920, aveva stabilito,
come si legge nella nota verbale: «ITALIE. On vote également à l’unanimité la demande à adresser
à Rome en vue d’obtenir l’érection d’une province italienne. Mais il sera entendue que cette Province,
si elle est autorisée, devra autant que faire se peut, se pourvoir elle-même et ne pas réclamer à tout
propos des sujets aux autres Provinces, particulièrement à la Province Franco-belge».
In attesa di una parola definitiva del p. Gasparri per le future nomine nelle case d’Italia, il
Consiglio aveva nominato sub conditione maestro dei novizi ad Albisola il P. Gœbels.
Cari confratelli, per la storia in queste note e verbalizzazioni c’è quanto basta per fondare con
certezza la memoria dei giorni lontani che hanno visto l’inizio del percorso secolare dei Sacerdoti del
Sacro Cuore (Dehoniani) in Italia, percorso del quale, nella semplicità costretta da un tempo
particolare quale questo della pandemia, noi vogliamo in unione di intenti ricordare, trarre lezione e
ispirazione, fondare attese e speranze per un domani che lasciamo gestire alla sapienza della
Provvidenza Divina.
La Provincia Italica compirebbe dunque cento anni, ma sono di fatto sessanta quelli che
compiono le attuali Province ITM e ITS, sorte dalla divisione del 1960. Prendiamo atto che i nostri
numeri si sono fatti via via più esigui, molte delle case che ieri sono state strumento di crescita per
l’abbondanza delle vocazioni non ci sono più, soprattutto sono rarissime le vocazioni, usando un
eufemismo.
Le stesse opere grandiose che hanno costituito il nostro vanto e ci hanno permesso di servire la
Chiesa, il Popolo di Dio e la Società in Italia e nelle Missioni non ci sono più. Piuttosto che ingenerare
pensieri di rammarico sterile o delusione presuntuosa, il ricordo di un passato ricco di bene, e anche
di errori umani, può e deve diventare occasione di gratitudine, ripensamenti e pentimento, se
necessario.
Guardando al secolo trascorso scorgiamo, però, anche il tanto bene compiuto da coloro che ci
hanno preceduto, per i quali potremmo riprendere il passo del Siracide: “Facciamo dunque l'elogio
degli uomini illustri, dei nostri antenati per generazione. Il Signore ha profuso in essi la gloria, la
sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli(...), uomini rinomati per la loro potenza, consiglieri
per la loro intelligenza e annunziatori nelle profezie” (Sir 44, 1ss).
Ricordiamo quei confratelli che si sono consumati in un servizio apostolico umile, nascosto e
ricco di frutti davanti a Dio, quelli che sono morti a causa della violenza e delle malattie: nell’elenco,
stilato anno dopo anno dalle Segreterie Provinciali fino a oggi, sono in totale 377. Ricordiamo anche
quelli che hanno lasciato per servire la chiesa nel clero diocesano e quelli che, in ritardo, si sono resi
conto di essere chiamati ad altra vocazione nella società.
Tra i Dehoniani italiani, molti hanno collaborato con la Santa Sede, il Governo centrale, con il
Centro Studi, molti hanno dato inizio a missioni ad gentes (Portogallo, Argentina, Mozambico,
Madagascar, Albania, Angola), opere sociali, province, Regioni; molti hanno insegnato ai ragazzi e
ai giovani, sono stati docenti di teologia e Scrittura; alcuni sono stati e sono vescovi; tanti altri sono
stati fratelli cooperatori partecipi della stessa vocazione, colmi di meriti per i tanti lavori che hanno
svolto con generosità. Le pubblicazioni delle case editrici di Roma-Napoli e Bologna hanno reso
grandi servizi alla Chiesa e al Paese, e lo stesso si può dire per Tele Dehon.
La divisione della Provincia italica e il sorgere di ITM e ITS, avvenuti in altri tempi, oggi
probabilmente impegnano a rinnovate collaborazioni e, soprattutto, impegnano a riflessioni libere da
preconcetti e presunzioni. Come ha recentemente scritto il Padre generale: «non dobbiamo perdere di
vista il fatto che “la qualità della nostra vita religiosa e l'efficacia del nostro apostolato dipendono,
in gran parte, dal nostro costante sforzo di adattamento e di rinnovamento” (Cst. 104). In questo
senso, le nostre strutture organizzative devono essere sempre un aiuto e mai un ostacolo. Infatti, la
nostra Regola di Vita ci offre molte possibilità al riguardo, sia nella definizione dello status giuridico
dell'Entità stessa, sia nella sua organizzazione interna, considerando, ad esempio, la creazione di
comunità territoriali (cfr. Cst/DG 73) o il ripensamento dello status delle case (cfr. DG 116.9) o altre
forme di presenza. Noi, come Governo Generale, riaffermiamo a tutte le Entità la nostra disponibilità
ad accompagnarle nel discernimento di questi processi. Continuiamo in cammino affinché nulla ci
impedisca di vivere con entusiasmo la nostra dedizione al Cuore di Cristo nella vita e nella missione
che condividiamo» (cfr. Prot. N. 0327/2020)
Cari confratelli, facciamo memoria anche di quanti hanno reso possibili le nostre opere e il
nostro ministero nella Chiesa con i loro contributi: benefattori e benefattrici, laiche e laici che hanno
creduto nella nostra missione e hanno lavorato con noi e per noi nella scuola, nell’educazione sociale,
nella vita parrocchiale, nell’editoria, ecc.
Facciamo memoria dei membri della Famiglia dehoniana, delle Suore di vari ordini religiosi
che hanno prestato il loro prezioso servizio nelle nostre case, così come di tanti dipendenti delle nostre
case. Anche di loro e per loro dovremmo prendere passi della Scrittura sugli uomini giusti e le donne
forti, anche a loro dovremmo probabilmente chiedere scusa per essere stati talora distratti, ripiegati
nell’auto-contemplazione di noi stessi e nella attribuzione a noi stessi di un bene che era opera di tutti.
Nel Cuore di Cristo troviamo la sorgente sempre viva della nostra spiritualità per avere un cuore
aperto e compassionevole come il suo, accogliente e solidale verso tutti. La nostra vita di
consacrazione e il nostro servizio siano un contributo quotidiano alla costruzione del Regno di Dio
(Adveniat Regnum tuum) e alla comunione fra noi e con gli altri (Sint Unum).
Questo centenario ci spinga a un cammino di fedeltà e di conversione continua per contribuire
insieme alla missione della Congregazione, in comunione e “in uscita” con tutta la Chiesa.
Ci uniamo ai padri che ci hanno preceduto nel tempo, dunque, e con loro rendiamo grazie a Dio
per il bene che ha fatto attraverso di noi e, talora, malgrado noi.